La struttura architettonica della chiesa ha origini molto antiche, riconducibili al XIV secolo, e presenta elementi romanici e gotici. La facciata è sormontata da una poderosa torre campanaria. Recentemente restaurata, l’ex parrocchiale di Santa Caterina presenta un ciclo di affreschi quattrocenteschi di grande interesse che si snodano lungo le due navate laterali e nel presbiterio, e sono attribuiti a tre diversi pittori.

I più antichi sono opera di un pittore che lavorò nella nostra zona agli inizi del ‘400, Rufino di Alessandria, forse Grosso di cognome. Rufino è l’autore del polittico su tavola di inizio ‘400 ora nel municipio di Marsaglia e degli affreschi della facciata della parrocchia di Breolungi, oltre che della lunetta dell’ex chiesa francescana di Ceva. È il rappresentante popolare del gotico internazionale, la corrente pittorica delle corti europee tra XIV e XV secolo che in Piemonte ha raggiunto i massimi livelli nella Sala baronale del Castello della Manta e negli affreschi di S. Antonio di Ranverso di Jaquerio. I suoi affreschi nella ex-parrocchiale di Santa Caterina sono datati al 1410-1415.

Sulle pareti e sui pilastri delle ultime campate della navata sinistra gli affreschi di Rufino rappresentano il Battista e san Bartolomeo; un Santo Vescovo e San Giovanni Evangelista; un Santo monaco, forse Bernardo; san Michele arcangelo; un bellissimo San Sebastiano in abiti di corte; un Santo con graticola, forse san Lorenzo; e il Battesimo di Gesù; oltre a Profeti e ai Dottori della Chiesa delle vele della volta a crociera. Sulle pareti e sulla volta dell’ultima campata della navata destra Rufino affresca il Martirio di Santo Stefano, i Profeti; e gli Evangelisti. Sulle pareti del presbiterio restano scene molto lacunose e deturpate della vita di Santa Caterina, la disputa con i Saggi e il Martirio con la tortura della ruota. Le opere di Rufino presentano una maestria nei panneggi, nei volti fortemente caratterizzati, nei dettagli paesistici, negli abiti, ma anche nelle decorazioni a strisce o a motivi vegetali e geometrici che collocano il pittore in una cultura più ampia, vicino all’ambiente ligure che rinnovava la fedeltà al pittore Barnaba da Modena. Il bellissimo San Sebastiano è un giovane dal berretto rosso con piuma, farsetto stretto dalle maniche a sbuffo, lungo mantello argenteo che si apre in alto e ricade fino alle ginocchia, e dalle calze solate di un bel rosso vivo che si prolungano a punta. Anche il San Michele Arcangelo è un raffinato giovane dai lunghi capelli biondi con diadema che veste una finissima corazza argentea, porta la lancia e la bilancia per la pesatura delle anime; e il Santo Vescovo dall’aspetto grintoso indossa un manto dal ricchissimo panneggio e mitria trapunta di perle. Il Battesimo di Gesù, anche se non completo, ci presenta una grazia particolare dei gesti e una finezza dei particolari, dall’airone in attesa al velo trasparente e increspato del Cristo. Nel Martirio di Santo Stefano spiccano la mimica e la bizzarria dei costumi dei carnefici, e la descrizione particolareggiata della vegetazione.

Un secondo pittore, il Maestro di san Sebastiano, affresca nel 1469, sulle pareti e sulla volta della prima campata della navata sinistra, il ciclo delle Storie di San Sebastiano tratto dalle vicende della Legenda Aurea di Jacopo da Varagine. In alto il Santo incoraggia i due martiri Marco e Marcelliano, mentre a lato le mogli con i bambini in braccio sono in attesa. Belli i costumi delle donne e i copricapi che ci riportano proprio alla moda della seconda metà del ‘400. Sul lato sinistro della parete, il Martirio di San Sebastiano con la bella colonna con capitello; a destra il ritrovamento del corpo del Santo da parte di Lucina e scene di peste. In basso, nella parte centrale il pittore dipinge un finto polittico con la Vergine in Maestà affiancata da san Sebastiano e Santa Caterina; la Crocifissione; e l’Annunciazione.  

Un terzo pittore, il Maestro della Vergine della Misericordia, da alcuni identificato con il Maestro della Madonna dei Boschi di Boves, realizza nel 1490, sulle pareti e sulla volta della seconda campata della navata sinistra, una bellissima Madonna della Misericordia, purtroppo lacunosa, oltre a scene della Vita di Sant’Anna e San Gioachino. Ma è il volto della Vergine che attira lo sguardo, è una giovane bellissima, dai capelli biondi, gli occhi azzurri colmi di mestizia, l’ovale perfetto, che trattiene il manto a protezione dei fedeli. Al di sopra della Madonna si nota una lacunosa Annunciazione risalente al XIV secolo.

Altri frescanti tardo quattrocenteschi, di minore raffinatezza tecnica e sensibilità, lasciano nella stessa campata le effigi di sant’Elena con la Vera Croce, del Cristo Imago Pietatis e di san Grato con la testa del Battista. Di altra mano ancora sono gli affreschi di non lontana datazione, delle vele della volta a crociera della seconda campata della navata destra con gli Evangelisti.

Sulla parete di controfacciata, a sinistra entrando, si nota un Cristo Risorto, attorniato dagli strumenti della Passione, del­la fine del XVI secolo.

Le immagini seguenti sono gentilmente concesse dal fotografo Pier Giorgio Leonti: