Edificata su una collinetta in località Borgo Ferrone di Mondovì verso la metà del 1400, la cappella dedicata a S. Bernardo di Chiaravalle, in origine fuori della città, è detta popolarmente delle Forche perché un tempo, nelle sue vicinanze, si ergevano i patiboli. L’edificio è un semplice vano rettangolare coperto con tetto a capanna che si prolunga in avanti sul profondo portico antistante, di ugual larghezza e chiuso ai lati come un nartece.
All’interno un importante ciclo pittorico tardogotico realizzato nel 1473 attribuito al pittore Antonio Dragone da Monteregale decanta la maternità di Maria. Le pitture della parete di fondo, dietro l’altare, infatti, prendono spunto dal tema prettamente franco-provenzale della “Lactatio Virginalis” apparsa per la prima volta in un sermone di Arnaud di Chartres, abate di Bonneval, amico di S. Bernardo di Clairvaux. Un morto disteso sul letto, forse il committente, viene tirato per i piedi dal diavolo con l’intento di portarlo all’Inferno. La Madonna intercede per il defunto mostrando il seno scoperto al Figlio crocifisso che ha allattato. Cristo stacca la mano destra dalla croce e, portandola al costato, offre il suo sangue in redenzione dei peccati dell’uomo. Rivolto a Dio che appare sulle nubi fra le schiere degli angeli, chiede: “ Vuoi accogliere o Padre quello che chiede mia Madre”. In alto Dio Padre risponde: “A te darò quello che chiedi perché nulla posso negare”. Ai lati della Croce due angeli reggono i cartigli ormai illeggibili; al termine di quello retto dalla Vergine, ci sono alcuni fregi, molto rovinati. Ai lati della scena compaiono santa Barbara che regge un castello turrito, e san Bernardo, in abito monacale bianco dei cistercensi, e con il volto di vecchio dalla barba fluente, che con la destra benedice e con la sinistra regge il pastorale, che simboleggiano la morte violenta.
Sulla parete destra è raffigurata una raffinata Madonna del latte con a fianco san Bartolomeo con in pugno il coltello con il quale è stato scorticato; la Maddalena con il vaso di aromi per l’imbalsamazione del corpo del Cristo; e san Tommaso con l’indice della mano destra proteso per toccare la piaga del Cristo. L’ultimo pannello rappresenta, a destra entrando, l’iconografia di san Cristoforo gigante che si appoggia a un lungo bastone per trasportare sulle spalle poderose, attraverso il fiume, il piccolo Gesù Bambino, che invita i pellegrini alla sosta.
Sulla parete sinistra è ritratta Sant’ Anna che tiene in braccio la Madonna che allatta il Bambino e santa Caterina d’ Alessandria in piedi, vestita di prezioso broccato, con la ruota della tortura. Il Bambino veste oro, la Madonna ha il mantello blu notte ed è quasi rattrappita in grembo a S. Anna che distende fino a terra un ampio mantello. Al centro è dipinta la rara iconografia della Buona e Cattiva Preghiera rappresentata due oranti inginocchiati ai lati del Crocifisso, sulla sinistra un religioso in abito monacale dalla cui bocca escono delle linee bianche, simbolo della preghiera disinteressata e piena d’amore, che raggiungono le piaghe del Cristo e quindi sono accolte; sulla destra un laico, borghese o nobile, dalla cui bocca escono linee bianche ripiegate che non raggiungono il corpo del Cristo ma solo i suoi possedimenti, ossia la preghiera è respinta. Alle spalle di questa figura è rappresentato un grosso edificio; dalle ampie finestre si vedono nell’interno delle persone intente al lavoro di ogni giorno. Tali particolari di interni richiamano le maniere fiamminghe.
Un ultimo affresco, di epoca molto posteriore, raffigura S. Grato in abiti episcopali, che regge la testa del Battista.
Gli affreschi sono stati recentemente restaurati.
Sono presenti numerosi graffiti d’epoca, incisi con pazienza e perizia, quando pochissimi sapevano scrivere, in forma di croci, simboli e stemmi, ed anche diavoli e impiccati, nonché invocazioni di santi e date.