La Chiesa del Santo Sepolcro è stata la prima Parrocchiale fuori le mura di Piozzo. La prima data certa fa riferimento all’anno 1041, ma è probabile che la chiesa di Santa Maria, chiamata poi del Santo Sepolcro, risalga al 700 e che inizialmente fosse vicino al Tanaro, in seguito, a causa delle alluvioni e delle invasioni barbariche, venne ricostruita più in alto, su un largo pianoro a metà collina, in luogo più sicuro, dove si trova adesso. Venne abbandonata alla fine del 1400, quando i Piozzesi per trovare sicurezza e difesa, ricostruirono il castello, cinsero di mura la Villa e lì eressero una piccola chiesa dedicata a Santo Stefano che fungeva da parrocchiale con accanto un piccolo cimitero dove, secondo le usanze medioevali, i defunti venivano inumati in pozzi.Quando i cadaveri erano decomposti, si faceva lo “spurgh” (“pulizia dei monumenti” si legge nelle cronache parrocchiali) e si sotterravano i resti attorno all’antica parrocchiale di Santa Maria ora ”fuori le mura” che la gente chiamò, e tuttora chiama, “Spurgh”.  La chiesa del Santo Sepolcro è uno tra gli esempi più belli di architettura Romanica del Monregalese. Orientata da est a ovest per simboleggiare il ripetersi quotidiano della vita in Cristo,  nascita a levante, morte per tutti gli uomini a ponente. E’ costruita in pietra naturale con alternanza di file di mattoni rossi disposti a spina di pesce e archetti pensili che seguono il profilo del tetto. Verso il 1070 venne ampliata sia in lunghezza che in altezza e, soprattutto sulla facciata, ne sono evidenti le tracce.Si pensa che in passato vi fosse anche un piccolo campanile che superava di poco il tetto. Diversa è la costruzione dell’abside in stile Gotico con tetto in lose di pietra, probabilmente ricostruito o aggiunto nel XV secolo. In questo periodo la chiesa aveva funzione di rifugio e riparo per viandanti e pellegrini.

Sulla facciata vi sono due affreschi, entrambi molto deteriorati e lacunosi. Sul lato destro  è rappresentato San Cristoforo protettore contro la “mala morte”, la morte improvvisa. E’ dipinto in dimensioni molto grandi affinché il viaggiatore potesse vederlo da lontano e sentirsi al riparo dai pericoli. L’affresco a sinistra, più piccolo, non è più leggibile.

L’interno è povero ed essenziale con muri di pietra non intonacati e luce soffusa per favorire la concentrazione e la preghiera. Il tetto è a capriate a vista, tranne nella parte sopra il presbiterio, coperta da una volta a crociera che fu costruita, tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800, dai Confratelli della Misericordia che si occupavano di dare sepoltura ai poveri.

Le pareti dell’abside sono state dipinte con pitture gotiche, nel 1481 da Giovanni Mazzucco, il più illustre pittore monregalese dell’epoca “traducendo in colore la fede e le preghiere degli umili e dei potenti”. Sant’Antonio Abate e San Rocco protettori contro la peste e le malattie della pelle (il famoso e tremendo “Fuoco di Sant’Antonio”), Santa Lucia protettrice della vista e degli occhi, San Michele, San Giorgio e la Madonna del Latte aiutano e sostengono nella vita quotidiana. La Natività è dipinta con riferimenti ad oggetti ed alimenti di uso quotidiano: la culla di vimini del Bambino, una formaggetta, la treccia d’aglio e il barilotto del vino. Sulle pareti della navata spiccano la bella iconografia della Madonna con il Bambino che tiene tra le mani la rondine e la figura di Cristo risorto che esce vittorioso dal sepolcro.